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Come puoi migliorare le prestazioni del tuo sito?
Un sito web non è mai un progetto finito. Anche quando c’è una grafica curata e i contenuti sembrano efficaci, il vero banco di prova arriva online, quando le visite si trasformano in risultati concreti. Per capire se la strategia digitale funziona davvero, la sola percezione non basta: servono i dati. E l’analisi degli stessi diventa lo strumento indispensabile per leggere cosa accade all’interno delle pagine, capire cosa non funziona e, soprattutto, come fare per correggerlo.

Perché partire dai dati?
Ogni sito racconta ciò che è l’azienda, quello che offre e il modo in cui lo offre. Spesso, solo perché si ricevono tante visite, potrebbe esserci l’illusione che il business stia andando bene. Investigando i dati però ci si potrebbe accorgere che i contatti sono pochi, o almeno non quanti l’imprenditore ne aveva immaginati.
GA4 e tutto il ventaglio di tool che abbiamo visto nell’articolo precedente, serve proprio a colmare la distanza tra la percezione e la realtà: mostra quali sono le pagine su cui è posta maggiore attenzione, dove gli utenti si fermano, dove abbandonano la navigazione e se compiono le azioni che ci si aspetta.
Un esempio concreto? Immaginiamo che un sito registri un buon flusso di traffico organico, con centinaia di utenti al mese che visualizzano la pagina dei servizi. A prima vista potrebbe sembrare un successo. Ma entrando nei dati scopriamo che le richieste di preventivo sono pochissime: i visitatori leggono, scorrono, ma non compilano il form di contatto. E’ in questo gap tra traffico e conversione che l’analisi dei dati diventa determinante.
Dal problema all’azione
Se un sito attira visitatori ma non genera lead, significa che qualcosa nel percorso utente non sta funzionando. Potrebbe trattarsi della posizione della call to action, poco visibile o inserita troppo in basso nella pagina; oppure di un linguaggio che non trasmette fiducia, rendendo l’utente esitante a lasciare troppi dati. In altri casi, il problema potrebbe essere tecnico: un form che richiede troppe informazioni, tempi di caricamento elevati, un’esperienza mobile non ottimizzata.
I dati aiutano a individuare in quale punto potrebbe crearsi l’intoppo. Con GA4 potremmo intuire da quali dispositivi avviene l’abbandono, quali pulsanti vengono cliccati più spesso e quali pagine fanno perdere interesse. Con Clarity potremmo vedere le mappe di calore e identificare dove il passaggio e il clic del mouse si soffermano e, con la funzione di registrazione, potremmo vedere l’esatto percorso di un utente e vedere l’interfaccia che visualizza lui durante la navigazione.
Un esempio di ottimizzazione?
Riprendendo l’esempio dei pochi lead, potremmo vedere che dall’analisi il form di contatto si trova in fondo alla pagina e che più della metà degli utenti abbandona prima di arrivarci.
La soluzione, in questo caso, potrebbe essere spostare la call to action più in alto, rendendo visibile già al primo scroll.
Dopo la modifica, i dati potrebbero mostrare un aumento del tasso di conversione: gli stessi visitatori che prima leggevano senza agire, adesso trovano il modo più immediato per lasciare un contatto.
In questo caso, non serve rifare un sito per ottenere risultati, ma piuttosto leggere con attenzione i segnali che i dati offrono e tradurli in azioni mirate che possono portare risultati concreti al business.
Il processo è continuo
L’ottimizzazione di un sito web non è mai un intervento una tantum, ma è un processo continuo. Ogni modifica porta a nuovi comportamenti e, di conseguenza, nuovi dati da analizzare. In questo ciclo di osservazione continua che la strategia si affina e permette di alzare gli obiettivi di business a livelli sempre più elevati, includendo quelli di presenza digitale.
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